C’è davvero qualcosa, là fuori?
Un’indistinta figura umana in cammino sul margine dell’autostrada? Oppure un’ombra slabbrata tra quei terreni inquinati oltre la corsia di emergenza? O forse solamente un miraggio? Già, una distorsione creata da troppe ore passate alla guida fregandosene degli autovelox, berciando troppo a lungo al cell pseudo-ultima generazione comprato al discount?
Ma che cosa importa, alla fine? Qualsiasi cosa fosse, ammesso e non concesso che sia mai esistita, ora è alle nostre spalle. Andata, cancellata, perduta. Giusto? Sbagliato. Solo che quell’ombra non è affatto là fuori: è dentro di noi stessi, nel profondo di noi stessi. Ha molti nomi: Fato, destino, colpa, ossessione, rimorso, disperazione, nemesi. Un nome, comunque, può valere per tutti gli altri.
Melissa.
Una ragazzetta ignota macellata su un tratto di asfalto lurido. O almeno questa sembra essere la spiegazione razionale. Perché il nostro, in fondo, è un mondo razionale, giusto? Sbagliato di nuovo. Melissa non riconosce la ragione. Melissa non si piega alla logica. Melissa non ha posto per la compassione. Melissa ha un unico scopo.
Divorare anime.
Melissa ‒ nella sua incombente forma di personaggio-leggenda ‒ ha anche un creatore: Danilo Arona, animista e alienista, esoterista ed esorcista, ma soprattutto prodigioso affabulatore, ineguagliabile maestro della letteratura dell’inquietudine.
È dal tutt’altro che dimenticato Cronache di Bassavilla ‒ passando per il labirintico Bad Prisma ‒ che Arona analizza gli eterni ritorni di Melissa, seguendo le sue orme evanescenti attraverso la regione dell’incubo, mostrando le sue incursioni letali nella dimensione del reale.
Con questo inedito, inatteso KM 98 ‒ lavorando in sincrono con Edoardo Rosati, eccezionale fuoriclasse del medical-thriller Italian-style ‒ Danilo Arona esegue un completo reset del concetto stesso di Melissa: da spettro dell’inconscio a poltergeist dello scheletro. Questa volta, il terreno di caccia di Melissa si dilata ben oltre le autostrade della morte. Questa volta, Melissa invade il tempo e domina lo spazio, dilania il corpo e annienta lo spirito.
Da una sequenza di morti agghiaccianti, in bilico tra rito sacrificale e vendetta demoniaca, Arona e Rosati spingono la loro ricerca narrativa verso uno dei luoghi più affascinanti, e più inquietanti, del retaggio umano: il misterioso sito megalitico di Stonehenge, l’anello concentrico di titaniche pietre che spezza, in modo addirittura più enigmatico, la dilatata uniformità della piana di Salisbury, nella contea inglese del Wiltshire. Così, nel mondo di mostri generato dal sonno della ragione, forse l’unico modo di fermare una ennesima, insensata “strage degli innocenti” è fare risorgere una ancestrale medicina druidica che a sua volta sconfina nel demoniaco.
Strutturato come la saga di un serial-killer tanto inesorabile quanto imperscrutabile, impregnato in un’atmosfera tanto tecnologica quanto gotica, condotto in modo magistrale da due autori che nulla, nulla in assoluto, hanno da imparare riguardo ai meccanismi del suspense e dell’horror spinti al limite estremo, KM 98 emerge, e si erge, come uno spiazzante e strangolante, incombente e immanente instant-classic del Lato Oscuro.
Alan D. Altieri